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Modena è un comune italiano di circa 185 mila abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna. La città di Modena è stata fondata nel 183 a.C.,
come colonia di diritto romano, dai triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio
Parro e Lucio Quinzio Crispino. Dal 1598 al 1859 fu capitale del ducato degli
Este ed è un'antica sede universitaria ed arcivescovile. Dal 1947 la città è
anche sede (nel palazzo ducale) dell'Accademia Militare dell'Esercito e
dell'Arma dei Carabinieri.
Il Duomo, la Torre Civica e la Piazza Grande della città sono inserite, dal
1997, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
La città si trova circa al centro della provincia di cui è capoluogo, nella Val
Padana in un territorio completamente pianeggiante. Due fiumi la circondano
senza peraltro attraversarla: il Secchia ed il Panaro, la cui importanza per la
città è testimoniata anche dalla presenza della Fontana dei due fiumi, dello
scultore modenese Giuseppe Graziosi, situata in Largo Garibaldi. Nasce all'interno della città il canale Naviglio, che sfocia nel fiume Panaro
all'altezza di Bomporto. Un tempo accessibile al trasporto fluviale, il canale è
ora sotterraneo e non accessibile all'interno della città.
Le prime propaggini dell'Appennino modenese si trovano tra i 15 e i 20 km a sud
della città, già fuori dal territorio comunale, nei comuni non confinanti di
Sassuolo, Fiorano Modenese, Maranello e Castelvetro di Modena.
Il nome latino della città era Mutina. L'etnico era Mutinenses, Mutinensis o
Multinenses. Questo toponimo viene messo in relazione con l'etrusco mutna, o
mutana, "tomba", a sua volta forse derivato da una radice anteriore (preromana o
"mediterranea") che dà nome ad un "rialzo di terreno", una "collina". Nel IV
secolo è citata come Mutena e successivamente Mòtina e Mòdana, da cui Modena, in
dialetto mòdna (con la tipica sincope dei dialetti emiliani).
La città è economicamente una delle maggiori realtà europee. Infatti, nella
provincia hanno sede importanti industrie alimentari (tra cui Grandi Salumifici
Italiani, Cremonini e Fini, centri di produzione del Parmigiano Reggiano e della
lavorazione del maiale - a cui Castelnuovo Rangone, il cuore di questo settore,
ha dedicato addirittura un monumento) 3 metalmeccaniche (Modena, così come la
sua provincia, può essere considerata la Capitale Mondiale dell'Automobilismo
Sportivo con le sedi della Ferrari a Maranello, della Maserati in città, De
Tomaso in periferia, Pagani a San Cesario sul Panaro e fino a pochi anni fa la
Bugatti a Campogalliano. Inoltre ad una decina di chilometri dal confine
provinciale, già in provincia di Bologna, nel comune di Sant'Agata Bolognese si
trova la sede di un'altra storica azienda del settore come la Lamborghini ).
Viene anche considerata la capitale mondiale delle ceramiche (o della
piastrella), grazie alle aziende di spicco presenti nei territori di Sassuolo e
Fiorano Modenese. Notevole l'industria tessile presente nei territorio di Carpi
e quella biomedica nel comune di Mirandola.
Fino alla metà del XIX secolo, la città aveva due darsene: una interna alle
mura, nell'attuale Corso Vittorio Emanuele, ed una esterna (il bacino)
all'altezza del cavalcaferrovia della Sacca, interrata nel 1936. Dei canali di
Modena rimane traccia nei nomi delle strade, in particolare nel Centro Storico:
esistono infatti vie chiamate Canal Grande, Canal Chiaro, Canalino, Canaletto e
così via.
Nel 1949 venne costruito, subito fuori delle mura, un Aerautodromo, con le
funzioni di pista di volo per usi commerciali e pista di gare internazionali di
auto e moto e di prova per le industrie automobilistiche locali di allora
(Ferrari, Maserati e Stanguellini). È rimasto in uso sino al 1962, ma anche
molto oltre per le gare motociclistiche ed esibizioni varie attinenti ai motori.
Ora al suo posto vi è un grande parco dedicato ad Enzo Ferrari.
Modena ha conosciuto la realtà di un forte terremoto nel maggio 2012. Ci furono
due scosse principali a distanza di nove giorni l'una dall'altra della magnitudo
5,9 e 5,8, entrambe con epicentro nella bassa pianura padana della provincia tra
i 20 e i 35 chilometri dalla città. Il sisma ha distrutto i comuni vicini
all'epicentro. Modena non ha avuto danni importanti se non leggere lesioni in
alcune vecchie chiese tra cui il Duomo, soprattutto in seguito alla seconda
scossa da 5,8.
Il clima è tipicamente padano, con influssi subcontinentali: gli inverni sono
piovosi, freddi (temperature medie minime sotto lo zero anche per diverse
settimane) e moderatamente nevosi, con 35 cm medi annui di accumulo. In autunno
ed in inverno è assai frequente il fenomeno della nebbia, spesso molto fitta e
costante anche per diversi giorni di fila. Esiste inoltre una significativa
escursione termica tra l’estate e l’inverno: i mesi estivi sono infatti caldi e
particolarmente afosi, con punte massime ben al di sopra di 35 °C. La percezione
delle temperature, in estate così come in inverno, è spesso alterata
dall'elevato tasso di umidità.
A causa della scarsa ventilazione della pianura padana e dell'elevato traffico
veicolare, Modena è tra i primi posti tra le città più inquinate d'Europa,
dietro alle italiane Torino, Brescia e Milano.
Anticamente fu un insediamento etrusco, poi gallico (Galli Boi). Nel 183
a.C.venne fondata come colonia romana da mille cives provenienti da Roma guidati
dai triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Parro e Lucio Quinzio Crispino.
Divenne capoluogo dell’ex Gallia cisalpina e sede del governatore per due
secoli. Successivamente Modena venne abbandonata fra il V e il VII secolo, causa
le numerose inondazioni dei fiumi Secchia e Panaro, gli abitanti si rifugiarono
nel vicino borgo più a ovest, Cittanova. Tornò a ripopolarsi gradualmente
intorno alla sede vescovile, che aveva assunto la guida della città ed il
vescovo Leodoino la fece cingere di mura nell'891. Durante la signoria dei
vescovi, venne eretta la nuova cattedrale. Il potere vescovile ebbe termine con
l'autonomia comunale nel 1135 ma, nel 1249, con la battaglia di Fossalta, Modena
ghibellina venne sconfitta da Bologna guelfa e, nel 1288, si consegnò agli
Estensi di Ferrara. Il 15 novembre 1325 nella battaglia di Zappolino Modena
inflisse una pesante sconfitta ai bolognesi fino a giungere sotto le mura della
città delle due torri e ad assediarla.
Modena diventò veramente la "città estense" solo dopo il 1598, quando il duca
Cesare trasferì da Ferrara a Modena la capitale del suo ducato. Uno Stato
destinato a barcamenarsi con alterne fortune nelle lotte tra le potenze italiane
ed europee, e che malgrado le ripetute occupazioni da parte degli eserciti
stranieri (i francesi nel 1702; gli austriaci nel 1742) resisterà fino
all'unificazione dell'Italia, con una sola interruzione nel periodo napoleonico.
Il Risorgimento poté contare su larghe adesioni fra i Modenesi, tra cui Ciro
Menotti e i numerosi gruppi mazziniani e carbonari della città che votarono
compattamente per l'Unità d'Italia nel Plebiscito del 1860.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento l'Emilia (e in particolare la provincia di
Modena) divenne un baluardo socialista prima e comunista poi.
Il fenomeno dell'occupazione delle terre fu molto forte e si scontrò con la
violenza fascista. Dopo il settembre 1943, Modena e i suoi comuni dovettero
sopportare umiliazioni ad opera degli occupanti tedeschi e della milizia
fascista. Nonostante la repressione, la Resistenza ebbe, con alterne vicende,
una presenza sempre attiva nel territorio. Dopo la guerra quella zona che per i
vent'anni del regime veniva chiamato "Il triangolo Nero" (in quanto
completamente controllato dai fascisti) prese il nome di "Triangolo Rosso" o
"Triangolo della morte". Tale denominazione viene usata da diversi storici per
ricordare le circa 2000 uccisioni di civili e militari perpetrate, dopo la
caduta del regime fascista e particolarmente nel biennio 1946-1948, da alcune
brigate di ex-partigiani comunisti che si erano dati il nome di "Gruppi d'Azione
Partigiana" (GAP), come rappresaglia contro chi veniva ritenuto compromesso con
il regime.
Il 9 gennaio 1950, sei operai vennero uccisi dalla polizia, durante una
manifestazione che chiedeva la riapertura delle Fonderie Riunite.
Negli anni del dopoguerra Modena conosce con il boom economico un periodo di
benessere senza precedenti. Il successo della città è legato soprattutto
all'affermarsi di piccole industrie dai prodotti unici al mondo, come Ferrari o
Maserati o Panini, o come i poli ceramico di Sassuolo, tessile di Carpi e
biomedicale di Mirandola, e alla valorizzazione dei prodotti tipici della
regione.
Modena è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione
perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare il 29 marzo 1947
per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta
partigiana durante la seconda guerra mondiale.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia
d'oro al valor militare
«Città partigiana, cuore di provincia partigiana, al cocente dolore e
all'umiliazione della tirannide, reagiva prontamente rinnovando le superbe e
fiere tradizioni e la fede incrollabile, ardente, nei destini della Patria. Alla
barbarie e alla ferocia nazifascista che tentava di conculcare l'orgoglio e
domare il valore delle sue genti con vessazioni atroci, capestro e distruzioni,
opponeva la tenacia invincibile dell'amore a libere istituzioni. In venti mesi
di titanica lotta pro fondeva il sangue generoso dei suoi eroici partigiani e
dei cittadini d'ogni lembo della provincia in sublime gara e si ergeva dal
servaggio quale faro splendente della redenzione d'Italia, infrangendo per
sempre la tracotanza nemica.» Settembre 1943 - aprile 1945
Ricorrenze:
Fiera di Sant'Antonio, il 17 gennaio
Fiera di San Geminiano, il 31 gennaio, patrono della città, durante la quale in
duomo viene scoperta la salma e si dà ai fedeli la possibilità di baciare il
braccio del santo, conservato in un'urna di medesime forme.
"Mak Pì 100": saggio ginnico degli allievi dell'Accademia militare di Modena e
gran ballo delle debuttanti cento giorni prima della promozione a ufficiale
degli allievi del secondo anno. Nel mese di maggio.
Festival Internazionale delle Bande Militari: parate e concerti delle band
militari di tutto il mondo. Nel mese di luglio, sulla scia di quanto da decenni
viene proposto nel più famoso evento di Edimburgo, in Scozia.
Festival filosofia: lezioni magistrali ed eventi culturali legati alla
Filosofia. Nel mese di settembre. Vi partecipano nomi illustri e docenti
universitari di primo piano.
Mercato dell'antiquariato: è la più grande fiera antiquaria della regione
Emilia-Romagna. Si svolge ogni quarto sabato e domenica del mese presso il parco
Novi Sad.
Eventi gastronomici e commerciali, in Centro Storico: mercatino internazionale,
Modena in fiore (alcune vie del centro si rivestono completamente di fiori,
quasi si trattasse di giardini all'aperto), Stuzzicagente (una giornata di
degustazioni a tappe nel centro storico di Modena, normalmente due edizioni
all'anno in primavera e in autunno)
Modena Organ Festival: costituisce una serie di appuntamenti nelle chiese più
importanti della città ove si esibiscono validi organisti di fama
internazionale. Solitamente si svolge nei mesi giugno - Settembre. Il festival è
organizzato dall'Associazione Amici dell'Organo "J.S.Bach".
Modena Terra di Motori. Ogni anno in aprile o maggio
Il Carnevale,di giovedì grasso con la presenza della maschera cittadina,
Sandrone e la famiglia Pavironica.
Duomo di Modena: in stile romanico, la cattedrale è stata edificata dall'architetto Lanfranco nel
1099, nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena. Al suo fianco
sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina.
Torre Ghirlandina: la Ghirlandina, alta 86 metri, è la torre campanaria del Duomo di Modena e
simbolo della città. Riconosciuta come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel
1997, fu costruita a partire dal 1179, quando fu innalzata come Torre di San Geminiano, che fu rialzata poi nei due secoli successivi. Fu riparata alla fine
dell'ottocento, e nel 2008 vennero iniziati lavori di restauro dovuti ad alcune
lesioni, terminati nel 2011.
Chiesa di San Vincenzo: eretta nel 1617 su una chiesa precedente di cui si hanno notizie già dal
Duecento. Attribuita erroneamente al grande architetto modenese Guarino Guarini,
il quale nacque però sette anni più tardi. In realtà l'esecuzione della chiesa
fu affidata a Paolo Reggiano e in seguito a Bernardo Castagnini, con cui il
giovane Guarini forse collaborò. La chiesa è impreziosita dagli affreschi di
Sigismondo Caula (con architetture dipinte di Sebastiano Sansone), raffiguranti
le vite dei santi Vincenzo e Gaetano di Thiene, fondatore dell'ordine dei
Teatini a cui la chiesa era stata affidata (la cupola, affrescata dallo stesso
Caula e Tommaso Costa, è stata distrutta durante la guerra in un bombardamento).
La chiesa ospitava, nella prima cappella a sinistra, anche una tela di Guercino
che è stata rubata da ignoti in agosto 2014.
San Vincenzo è la sede dei monumenti funebri dei duchi estensi.
Chiesa di Santa Maria della Pomposa - Aedes Muratoriana: è una delle chiese più antiche della città (se ne ha notizia dal 1153). Ma
l'edificio conserva ben poco della sua struttura originale: oltre alla muratura
della metà inferiore della chiesa, nella facciata è possibile distinguere la
traccia di un'antica porta romanica poi chiusa, di cui rimangono i semplicissimi
capitelli in cotto e parte dell'arco a tutto sesto, ed inoltre tracce della
decorazione a denti di sega del sottotetto sinistro e dell'oculo centrale,
mentre la torre massiccia al fianco dell'edificio (che forse nel Medioevo faceva
parte di un castello) è mozza a una certa altezza.
Più che per la sua rilevanza monumentale, l'importanza della chiesa è dovuta al
fatto di essere stata la sede parrocchiale e la dimora di Ludovico Antonio
Muratori, il grande storico modenese, che ne fu "prevosto" (parroco) dal 1716 al
1750. Per sua stessa volontà, Muratori, al tempo già studioso e scrittore di
fama, si fece assegnare "la cura delle anime" di quello che era uno dei
quartieri più poveri e malmessi della città. La chiesa stessa, in pessime
condizioni, fu ricostruita dalle fondamenta, e Muratori vi fece aggiungere il
coro. All'interno si trova un ciclo di dipinti del Seicento e del Settecento su
San Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco Vellani.
La chiesa, con annessa canonica (dove Muratori visse attendendo alle sue opere
più celebri), costituisce oggi il complesso dell'Aedes Muratoriana ("Casa del
Muratori"), sede della Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano.
Testimonianza di affetto dei modenesi per uno dei suoi cittadini più illustri è
il monumento a L. A. Muratori, che sorge poco lontano, sull'omonimo Largo che si
affaccia sulla via Emilia. Scolpito da Adeodato Malatesta, che non volle
ricevere compenso, il monumento ritrae lo storico in un atteggiamento
pensieroso, ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.
Chiesa del voto:
Pala della Peste nella navata sinistra, di Lodovico Lana
La chiesa del Voto, che sorge sulla via Emilia di fronte a Corso Duomo e quindi
a poca distanza da questo, prende il nome da un voto del Comune modenese e del
duca Francesco I d'Este fatto nel 1630, quando la città fu investita da una
gravissima epidemia di peste che, secondo un cronista, giunse a causare fino a
duecento morti al giorno. Il voto del Comune fu appunto di costruire, se e
quando fosse cessata l'epidemia, una chiesa che, per interessamento del duca
(durante la peste rifugiatosi con la corte sulle colline del Reggiano), fu
dedicata alla Madonna della Ghiara, protettrice di Reggio (che, a differenza di
Modena, fu soltanto sfiorata dall'epidemia).
Non appena questa finì, a mantenimento del voto, su disegno dell'architetto
modenese Cristoforo Galaverna, nel 1634 s'iniziò la costruzione della chiesa in
uno stile piuttosto ibrido e sormontata da una cupola. Fu commissionata anche al
pittore Lodovico Lana una grande pala che si trova ancora all'interno assieme ad
altri dipinti e rappresenta nella parte inferiore scene della peste e in quella
superiore la Vergine col Bambino con santi, angeli e su un piatto è l'offerta
della città riconoscibile dalle torri del duomo e del palazzo comunale.
Chiesa di Sant'Agostino:
Affresco trecentesco di Tommaso da Modena in Sant'Agostino
Di fianco al palazzo dei Musei si affaccia sul piazzale Sant'Agostino questa
chiesa (chiamata anche Pantheon Atestinum, in quanto adornata con statue e busti
di santi e beati della casa d'Este, o in qualche modo imparentati con essa),
che, eretta nel Trecento (nel sito di una precedente "chiesa degli agostiniani"
fondata nel 1245) e recante ancora sul fianco sinistro numerose tracce di
quell'epoca, ha però attualmente una spiccata fisionomia seicentesca. Essa fu
infatti profondamente modificata nel 1663, per volere della duchessa Laura
Martinozzi, che volle che fossero qui celebrati i solenni funerali del duca
Alfonso IV suo marito: la sobria struttura trecentesca è ornata da una ricca
decorazione di stucchi e da un pregevole soffitto a cassettoni, sul quale più
artisti dipinsero ritratti di nobili e santi. Spicca invece per intensità
drammatica il gruppo scultoreo in terracotta della Deposizione della Croce
(1476), capolavoro del modenese Antonio Begarelli (nella prima cappella a
destra). Altra traccia visibile dell'antica chiesa, conservata all'interno, è
l'affresco trecentesco della Madonna della consolazione, di Tommaso da Modena:
una Maria ritratta con delicata naturalezza nell'atto di allattare il bambino.
Chiesa di San Carlo: fu eretta a partire dal 1664 su disegno di Bartolomeo Avanzini; alla sua morte la progettazione fu affidata al capomastro muratore, il
confratello Giovanni Pietro Piazza. Terminati i lavori, che durarono più di un
secolo, fu infine consacrata nel 1766. La chiesa ripropone in dimensioni ridotte
la chiesa di San Carlo ai Catinari di Roma (ad esclusione della cupola), ed era
stata voluta per dare al Collegio San Carlo, o Collegio dei Nobili (fondato nel
1626) un degno luogo di culto. La facciata è costruita in laterizio con fregi
marmorei e timpano triangolare che chiude il prospetto della facciata, mentre
l'interno è a tre navate, sorrette da arcate e delimitate da quattro grossi
corpi centrali su cui si imposta la cupola. L'abside ospita l'altar maggiore in
marmo rosso di Verona, datato 1828. La monumentale ornamentazione in stucco che
orna l'abside è opera di Antonio Traeri detto Il Cestellino, e ospita una tela
di Marcantonio Franceschini rappresentante la peste di Milano del 1576: la
Madonna col Bambino siede in cielo, sotto di lei l'infuriare del morbo e San
Carlo Borromeo tra altri personaggi che prega inginocchiato presso la Croce. A
seguito di numerosi interventi di restauro, l'ultimo dei quali risale dal 1980,
la chiesa, non più officiata, è stata infine adibita ad auditorium. La chiesa di
San Carlo fa parte di una struttura più ampia denominata complesso di San Carlo,
che comprende anche una cappella, un teatro, una biblioteca, oltre allo
scenografico porticato. Il complesso ospita la Fondazione Collegio San Carlo
(già "Collegio dei Nobili di San Carlo"), istituto privato di ricerca che svolge
funzioni di rilevanza pubblica in ambito formativo e culturale con particolare
attenzione alla filosofia, alle scienze umane e sociali e alle scienze
religiose.
Chiesa di San Giovanni Battista: unica chiesa antica modenese completamente isolata (ossia senza edifici sorti
addosso ai suoi muri), se si eccettua il Duomo (isolato agli inizi del secolo),
è posta all'angolo tra via Emilia e l'odierna Piazza Matteotti. Sorta sul luogo
di una più antica chiesa dedicata a San Michele, fu ricostruita nel Cinquecento,
ma rivela nei decori e nella struttura (la cupola, ellittica e non circolare) le
profonde modifiche subite nel Settecento. Notevole l'organo costruito
dall'organaro Agostino Traeri.
Contiene tuttora il capolavoro dello scultore cinquecentesco modenese Guido
Mazzoni, la Deposizione dalla croce (1476), un gruppo di statue in terracotta
policrome particolarmente interessanti.
Chiesa di San Francesco: i frati francescani arrivarono a Modena molto presto: si ha notizia di un
convento fuori le mura già nel 1221, quando Francesco d'Assisi era ancora vivo.
L'attuale chiesa di San Francesco fu costruita molto lentamente, a partire dal
1244, e due secoli dopo non era ancora terminata.[23] Di sobrio stile gotico
all'esterno, le cui tracce restano visibili sul fianco settentrionale, ma
principalmente nella facciata, che ha mantenuto pressoché integra la sua
struttura, (ma in parte è dovuto a ristrutturazioni ottocentesche), all'interno
è piuttosto rimaneggiata, ed ospita uno dei capolavori del Begarelli, la
Deposizione del Cristo dalla Croce: un gruppo di tredici statue "fotografate" in
un momento intensamente drammatico. Fronteggia la facciata della chiesa una
piacevole fontana con statua di San Francesco, opera di Giuseppe Graziosi
(1920).
Chiesa di San Pietro: la tradizione vuole che la Chiesa sorga nel sito di un antichissimo tempio a
Giove Capitolino. La chiesa attuale è stata però edificata a partire dal 1476
secondo un progetto dell'architetto Pietro Barabani di Carpi. Venne consacrata
nel 1518. Si tratta di un bell'esempio di architettura rinascimentale a
Modena (oltre che di una delle più belle chiese in città), impreziosita
all'interno da un organo cinquecentesco, con intagli in legno dorato e portelli
molto ben dipinti, da una Madonna attribuita a Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, e soprattutto dalle numerose opere in terracotta realizzate
dal Begarelli: i sei santi disposti intorno alla navata centrale, la Pietà e
soprattutto il cosiddetto Apogeo Begarelliano, un gruppo raffigurante
l'assunzione della Madonna tra i santi Pietro, Paolo, Benedetto e Geminiano. Il
notevole campanile a vela fu eretto nel 1629.
Adiacente alla chiesa è presente un'antica abbazia abitata da una congregazione
di monaci benedettini. In origine il monastero di san Pietro venne fondata fuori
le mura della città nel 996 come fondazione vescovile.
Museo Enzo Ferrari: il Museo Enzo Ferrari, chiamato anche "MEF", è un progetto i cui lavori,
iniziati nel 2009, sono terminati il 10 marzo 2012, giorno della sua
inaugurazione. Il museo è stato collocato a Modena in via Paolo Ferrari 85,
presso la casa natale di Enzo Ferrari, il famoso pilota di auto da corsa, nonché
imprenditore, fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome. Il
complesso museale, progettato da Jan Kaplický e portato a termine da Andrea
Morgante, prevede un complesso costituito dalla casa natale e da una seconda
struttura, che è sorta al suo fianco. Nell'edificio che ospitava un tempo
l'officina di Alfredo Ferrari, padre di Enzo, adiacente alla casa natale, sono
esposte vetture Ferrari e altre marche e alcuni motori. La nuova galleria
espositiva che presenta una grande copertura in pannelli d'alluminio di colore
giallo (il colore della città), le cui aperture per la luce rimandano alle prese
d'aria di un'auto da corsa, ospita mostre temporanee di automobili Ferrari o di
altre marche legate al territorio. All'interno del cofano giallo viene
proiettato ogni ora un video avvolgente, della durata di 10 minuti, che
attraverso immagini e suoni racconta la vita di Enzo Ferrari.. Il progetto è
stato promosso dalla Fondazione Casa Natale di Enzo Ferrari, che vede la
partecipazione del Comune di Modena, della Provincia di Modena, della Camera di
Commercio di Modena, l'Automobile Club d'Italia e la Ferrari S.p.A. Dal 2014 il
museo è gestito da Ferrari S.p.a.
Museo della Figurina: è nato dall'appassionata opera collezionistica di
Giuseppe Panini, fondatore, nel 1961, dell'omonima azienda Panini assieme ai
fratelli Benito, Franco Cosimo ed Umberto.
Il museo è stato aperto al pubblico il 15 dicembre 2006, nella sede di Palazzo
Santa Margherita che ospita anche la Biblioteca Delfini, la Galleria Civica e
l'Istituto Superiore di Studi Musicali O. Vecchi - A. Tonelli.
I sei armadi del Museo, sei grandi album da sfogliare, ripercorrono l'intera
storia della figurina dagli antecedenti ad oggi: 2.500 pezzi tra stampe e
oggetti originali, parte del patrimonio del museo di circa 500.000 esemplari.
Accanto alle figurine vere e proprie, sono presenti anche collezioni di
cigarette cards, fascette di sigari, scatole di fiammiferi, menu, etichette
d'hotel, calendarietti da barbiere e bolli chiudilettera.
Casa Museo Luciano Pavarotti: si trova in Stradello Nava, 6. La villa fu progettata seguendo le indicazioni e
i disegni forniti agli architetti dal Maestro e riflette quindi la sua
personalità. In occasione dell'Expo 2015 la casa venne aperta al pubblico. Le
stanze custodiscono gli oggetti personali che Luciano Pavarotti amava, diversi
costumi di scena, spartiti, lettere ricevute da personaggi illustri, premi,
riconoscimenti, regali avuti da ammiratori, alcune delle tele da lui dipinte.
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