L´Italia del recupero (2)
di Lucia Venturi
L'Italia è un paese povero di materie prime e pertanto
costretto ad importare gran parte di ciò che usa per la trasformazione in
prodotti nei vari processi industriali. Importante nel settore dell'industria
manifatturiera sarebbe allora il ruolo che potrebbero assumere i materiali
provenienti dalle raccolte post consumo, ottenendo così il vantaggio di
ridurre i quantitativi di materia, l'energia utilizzata nei
processi, le emissioni di Co2 prodotte e inoltre anche le quantità destinate
allo smaltimento, ottenendo notevoli benefici di ordine ambientale.
Utilizzando materie seconde recuperate anziché materie prime il settore del
recupero delle materie e dell'energia, secondo un recente studio di Ambiente
Italia, avrebbe infatti fatto risparmiare circa 15 milioni di tonnellate
equivalenti di petrolio, e una quantità pari a circa 54 milioni di tonnellate
di Co2, di cui 40 milioni di tonnellate, soltanto nel settore dell'acciaio e
dell'alluminio.
Dal rapporto Fise Unire sull'Italia del recupero si legge che in alcuni
settori l'uso delle materie seconde, che nascono dalla raccolta differenziata
di origine urbana e non, nonché dagli sfridi di
produzione, hanno superato, l'uso delle materie prime vergini e la loro
domanda risulta crescente negli anni. Ma la possibilità di espansione del
settore risulta tuttavia assai vasta. Infatti dal rapporto risulta che,
complessivamente, la capacità di riciclaggio interno (35 milioni di
tonnellate) rimane superiore alla raccolta totale di materiali dismessi in
Italia, compresi gli sfridi di produzione, in quasi tutti i settori
industriali. Per questo l'Italia è importatrice netta di materie seconde
riciclabili.
L'importazione netta dei diversi materiali, escludendo il settore della carta
che presenta invece una esportazione netta, sta ad indicare che vi potrebbero essere ulteriori spazi di raccolta per tutti i materiali. Inoltre le alte percentuali di riutilizzo del materiale
recuperato rispetto a quello vergine, presenti in quasi tutti i comparti,
indicano che il settore del recupero è un settore strategico per l'industria
manifatturiera italiana perché offre un giacimento insostituibile e
potenzialmente in crescita di materie seconde, che andrebbero altrimenti
importate. L'avvio di un mercato interno dell'uso dei materiali provenienti
dal riciclo, eviterebbe anche le fluttuazioni che si registrano nei mercati
internazionali, di cui nell'ultimo anno abbiano avuto una prova esauriente,
con una situazione di prezzi crescenti delle materie prime nella prima metà
circa dell'anno cui ha fatto seguito un brusco crollo delle quotazioni da
ottobre in poi.
Con l'esclusione del settore della carta, che ha saturato negli ultimi anni la
capacità di riciclaggio dei materiali raccolti ed è diventato esportatore
netto di macero, per il riciclaggio dei metalli si ha un import netto di 5,8
milioni di tonnellate, per l'alluminio di 317 mila tonnellate, per la plastica
di 385 mila tonnellate e per il vetro di oltre 240 mila tonnellate.
Analizzando il recupero per i principali canali di produzione, la quota
principale rimane ancora quella derivante dai processi produttivi dove vengono
recuperati sfridi di produzione per circa 12 milioni di tonnellate. Di cui circa 8 milioni di tonnellate di metalli,1,5 milioni di
tonnellate di carta e cartone e 2,2 milioni di tonnellate di legno e 600mila tonnellate di plastica.
Dal circuito urbano si ricavano oltre 7 milioni di tonnellate di materiali di cui: 2,4 milioni di organico e verde; 2,5 milioni di
tonnellate di carta e cartone; 1 milione di tonnellate di vetro; 400 mila tonnellate di legno; oltre 340 mila tonnellate di plastica. Infine dalla rete
commerciale ed industriale si recuperano 3,4 milioni di tonnellate di
materiale, di cui quasi 2 milioni sono imballaggi di cartone; 600 mila sono
imballaggi di legno, 530 mila sono imballaggi di vetro e 160 mila tonnellate
sono imballaggi in plastica.
Più complessa è la valutazione dei materiali inerti recuperati e riciclati dal
settore delle costruzioni e demolizioni, da cui si stima che su un totale
(stimato) di 42 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti, vengano recuperati
circa 3,1 milioni di tonnellate di ferro e 872 mila tonnellate di legno e,
secondo i dati ANPAR, nel 2006 sarebbero stati conferiti oltre 4,4 milioni di
tonnellate agli impianti di trattamento di materiali inerti, per produrre cemento, ghiaia, etc..
Oltre al recupero come materia, parte dei rifiuti sia urbani
che speciali vengono recuperati in forma di energia.
Nel 2006 su 4,2 milioni di tonnellate di rifiuti portati all'incenerimento,
oltre 2 milioni di tonnellate erano di origine urbana nelle diverse forme
(rifiuto urbano non differenziato, CDR, rifiuti da trattamento rifiuti,
imballaggi) e quasi 2 milioni di tonnellate nascevano da differenti comparti industriali (agroalimentare, legno, carta e cartone).
FONTE: Green Report www.greenrepot.it